L’Italia ancora indietro nelle assicurazioni contro le catastrofi naturali
Nonostante l’Italia sia uno dei paesi europei maggiormente esposti agli impatti di eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici, il mercato domestico delle assicurazioni nel ramo danni risulta poco sviluppato. È quanto rilevato dalla Banca d’Italia.
In Italia le imprese non si assicurano abbastanza contro i danni che possono essere provocati da catastrofi naturali ed eventi eccezionali e quindi il mercato domestico nel ramo danni risulta poco sviluppato.
Secondo Paolo Angelini, vice direttore generale della Banca d’Italia, questo si verifica “nonostante l’Italia sia uno dei paesi europei maggiormente esposti agli impatti di eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici”.
Come sottolineato da Angelini, “nel 2020 l’incidenza sul Pil dei premi del ramo danni era appena del 2%, contro una media Ocse del 4,9%”, spiegando che “le motivazioni di questa situazione sono molteplici e complesse. Svolgono un ruolo gli interventi pubblici ex-post che disincentivano una copertura assicurativa ex-ante e la mancanza di un tetto al massimo danno assicurabile, insieme a una bassa cultura assicurativa e più in generale finanziaria; può incidere anche l’insufficiente chiarezza dei contratti”.
In particolare, il fenomeno della sottoassicurazione riguarda soprattutto i rischi da eventi naturali catastrofici: nella media del periodo 1980-2020 in Italia solo il 6% delle perdite connesse a tali eventi era assicurato, contro il 22% in Europa.
C’è comunque differenza a seconda della grandezza delle imprese: tra quelle industriali e dei servizi con più di 20 addetti, la quota delle imprese che dichiarano di essere assicurate contro questi rischi è prossima al 70%.
Il valore è tuttavia (nettamente) inferiore per le imprese più piccole e per quelle localizzate nel Mezzogiorno, proprio quelle maggiormente esposte e meno diversificate sul territorio.
A cura de Il Sole 24 Ore
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