db Magazine October 21, 2020

Ocse: per gli investimenti Esg manca ancora una bussola

L’entità degli investimenti Esg (Environmental, Social & Governance) è sempre più elevata. Per l’Ocse, tuttavia, mancano indicatori e dati comparabili per gli operatori.

L’attenzione per gli investimenti sostenibili è sempre più alta e le tematiche Esg (Environmental, Social & Governance) sono ormai al centro dell’agenda politica internazionale. Tuttavia, gli operatori finanziari non dispongono dei dati comparabili e verificabili di cui hanno bisogno per prendere decisioni, gestire i rischi e misurare i risultati che portino a un valore sostenibile e di lungo periodo. E questo “nonostante la proliferazione di rating, metodologie e parametri sulla loro performance”.

L’allarme è lanciato dall’Ocse nella sesta edizione del “Business and Finance Outlook”, quest’anno dedicato al tema Esg, nel quale sostiene che nel vasto mare degli investimenti sostenibili manchi ancora una bussola affidabile.

In dieci anni, il mercato sostenibile è cresciuto fino ad arrivare a 30mila miliardi di dollari alla fine del 2019 nei cinque principali mercati, ovvero Europa, Usa, Giappone, Australia e Canada, con un aumento di oltre il 30% rispetto al 2016.
A livello globale, alla fine dello scorso anno, oltre 1.000 miliardi erano in fondi sostenibili, detenuti per il 75% da investitori istituzionali e per il restante 25% da risparmiatori retail.

La maggior parte degli investimenti sostenibili è in azioni trattate in Borsa (51%) e nel reddito fisso (36%), mentre il resto è diviso tra asset immobiliari, private equity ed altri.
La Ue è al primo posto per gli investimenti sostenibili in gestione, con un patrimonio totale stimato a 14mila miliardi. Seguono gli Usa con 12mila miliardi, mentre il Giappone è al terzo posto con circa 2.000 miliardi di asset under management.

La capitalizzazione di mercato delle società che hanno una valutazione Esg (sulla base dei dati di Refinitiv) è pari al 78% della capitalizzazione di mercato globale, con gli Usa al 95%, la Ue all’89%% e il Giappone al 78%.

Tuttavia, però, spesso gli operatori non dispongono di ciò di cui hanno bisogno, cioè dati coerenti e comparabili e metodologie trasparenti, sottolinea il rapporto. Alcune società hanno voti massimi Esg da alcune agenzie di rating e molto più bassi da altre, a causa dei diversi indicatori presi in esame e da come la misurazione dipende dalle informazioni fornite dalla società, con differenze che non trovano riscontro nel caso dei rating sul credito.

La persistente opacità” in questo campo potrebbe minare la fiducia degli investitori nelle valutazioni Esg, negli indici e nei portfolio costruiti su questi prodotti, sottolinea lo studio. La preoccupazione di fondo è che se i prodotti Esg non sono identificati con metodologie trasparenti, questo potrebbe contribuire ad esiti degli investimenti ben diversi dalle aspettative. Quindi la crescita e lo sviluppo di Esg e di altri prodotti finanziari sostenibili è promettente e l’evoluzione dei quadri normativi e dei principi internazionali offrono basi più solide, ma bisogna fare molto di più affinché le pratiche Esg diano sostegno all’efficienza e all’integrità ai mercati, sottolinea l’Ocse.

A cura della redazione de Il Sole 24 Ore