Lo smart working cambia ancora. Si torna alla versione semplificata
Il lavoro agile torna ad essere regolamentato come durante la pandemia. Fino al 31 dicembre 2022, infatti, non sarà necessario, nel settore privato, la stipula di accordi individuali tra datore di lavoro e dipendente. Ecco come funziona.
Con la conversione in legge del Decreto Aiuti Bis, da metà settembre 2022, torna lo smart working “semplificato”. Vale a dire la possibilità di usufruirne senza necessità che tra datore di lavoro e dipendente del settore privato venga stipulato un accordo individuale. Si tratta di una misura introdotta durante lo Stato di Emergenza dettato dalla pandemia, ma che ora viene confermata fino al 31 dicembre 2022.
Solo un mese fa, invece, era stata annunciata la decisione di tornare alla versione tradizionale del lavoro agile. Numerose aziende, quindi, in queste settimane si sono attivate per stipulare gli accordi necessari.
Ma oggi il legislatore riporta indietro l’orologio: il datore di lavoro dovrà comunicare al Ministero del Lavoro esclusivamente i nominativi di tutti i dipendenti che sfruttano questa modalità e la data di cessazione della prestazione. Solo dal 1° gennaio 2023, salvo ulteriori proroghe, si tornerà alla versione ordinaria, con contratti singoli e l’obbligo, per l’azienda, di fornire in via telematica le informazioni per ciascun lavoratore che sceglie di svolgere l’attività da remoto.
Chi fa ricorso allo smart working
Secondo le ultime indagini dei potenziali 8 milioni di dipendenti che potrebbero usufruirne solo 2,9 lavorano attualmente da casa alcuni giorni a settimana. Un numero, comunque, ben superiore rispetto ai livelli pre-pandemia, quando gli smart worker erano circa 600.000.
A cura di OFNetwork
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