È in programma fino al 25 giugno presso le sale di Palazzo Reale a Milano la mostra “Bill Viola”, realizzata con l’attenta cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio: quindici capolavori che permettono di ripercorrere l’intera carriera artistica dell’autore di origini italo-americane, nato a New York nel 1951 e riconosciuto a livello internazionale come l’artista che, attraverso la sperimentazione della videoarte, ha realizzato opere considerate a tutti gli effetti dei capolavori dell’arte contemporanea.
Partendo dallo studio della musica elettronica, dalle potenzialità della performance art e dai film sperimentali, da oltre 40 anni Viola realizza infatti lavori che, attraverso un nuovo linguaggio artistico, si rivolgono costantemente alla vita, alla morte e al viaggio intermedio, richiamando alla mente la fragilità e la fugacità della natura umana. I lavori presentati a Palazzo Reale di Milano si dispiegano in un percorso espositivo unico, in aperto dialogo con lo spazio, rileggendolo e riproponendolo da una prospettiva nuova, così come gli stessi video dell’artista vengono qui riletti e reinterpretati dalla dimensione spaziale che questi prendono. Un gioco di passati ricostruiti e futuri anticipati, di temporalità espanse, grazie all’opera particolare di Viola già concepita come un lavoro all’interno dell’immagine (il video in sé) ma anche esterno (il video come medium ibrido e come apertura al dialogo con lo spazio in cui è installato).
A differenza degli altri artisti della sua generazione, Bill Viola già dai primi anni Settanta inizia ad annullare il troppo tecnologismo sperimentale, tornando agli elementi di base della tecnologia video (il monitor e la telecamera) fino addirittura a superare il medium per arrivare allo studio degli elementi naturali di base che rendono possibile l’avvento di qualsiasi immagine come la luce, il tempo, lo spazio. Il video diventa così con Viola uno dei media a disposizione dell’arte contemporanea, un nuovo mezzo attraverso il cui linguaggio poter indagare una più profonda conoscenza dell’uomo e il suo rapporto con l’ambiente, le influenze della filosofia orientale e occidentale, l’importanza iconica del mondo naturale, e molte altre tematiche di interesse dell’artista. Un passaggio che fa capire quanto Viola, riletto oggi, possa essere una figura chiave non solo per la storia della videoarte, ma anche per la storia dell’arte più in generale, un artista attraverso cui poter comprendere gli ultimi quarant’anni di cultura visiva.
La mostra milanese offre ai visitatori un percorso in cui ritrovarsi a contemplare le profonde questioni che Bill esplora con immagini al rallentatore, in cui luce, colore e suono possono creare momenti di profonda introspezione. Una dimensione che emerge, ad esempio, nella serie dei suoi video “Passions” (opere di chiaro richiamo al Rinascimento italiano), che al rallentatore catturano ed estendono dettagli di emozioni umane impossibili da vedere in tempo reale, o in “Ocean Without a Shore” (2007), opera nata a Venezia nella chiesetta sconsacrata di San Gallo che descrive una soglia metaforica del momento di transizione in cui la vita diventa morte. Insieme a questi, anche l’incontro virtuale tra uomo e donna in “The Veiling” (1995); il diluvio improvviso e terrificante al centro di “The Raft” (maggio 2004), installazione che ricorda l’importanza della collaborazione umana per poter sopravvivere a catastrofi naturali o crisi inaspettate; la serie “Martyrs” (2014) con la coraggiosa lotta di quattro protagonisti nella morsa dei quattro elementi naturali, man mano che riescono ad accettare il loro inevitabile destino.
E ancora il video-dittico di proiezioni su lastre di granito nero “Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity” (2013) e opere, parte della serie “Tristan” (2005), che raffigurano l'intensità visiva e uditiva della trasfigurazione del fuoco e dell'acqua accanto a lavori raramente esposti in territorio italiano, come “The Quintet of the Silent” (2000).
Tutti i diritti riservati. Gli articoli, i materiali, i contenuti ed i servizi presenti sulle pagine web raggiungibili da questo indirizzo www.deutsche-bank.it/dbpremium-program sono destinati ad un utilizzo personale e non professionale e non possono essere copiati, trasmessi, pubblicati, distribuiti o sfruttati commercialmente senza l’esplicito consenso scritto del Gruppo Deutsche Bank S.p.A.. Tutti i materiali pubblicati, inclusi a titolo esemplificativo, articoli di informazione, fotografie, immagini, illustrazioni, sono protetti dalle leggi sul diritto d’autore e sono di proprietà dell’editore o di chi legittimamente disponga dei diritti relativi. Le informazioni contenute nel presente documento si basano su fonti ritenute attendibili: tuttavia il Gruppo Deutsche Bank S.p.A. non ha effettuato una verifica indipendente relativa a tali informazioni e declina ogni responsabilità a riguardo. Conseguentemente, nessuna garanzia, espressa o implicita, è fornita, né alcun affidamento può essere fatto riguardo alla precisione, completezza o correttezza delle informazioni e delle opinioni contenute in questo documento. Gli articoli, le ricerche e gli studi pubblicati rappresentano esclusivamente le opinioni e i punti di vista dei relativi autori: esse non riflettono necessariamente le opinioni di Deutsche Bank S.p.A. né di qualsiasi società controllata o consociata del Gruppo Deutsche Bank S.p.A.. Né l’autore né il Gruppo Deutsche Bank S.p.A. possono essere ritenuti responsabili per danni derivanti dall’utilizzo della presente pubblicazione, tranne per quanto è previsto dalla normativa applicabile. Il Gruppo Deutsche Bank S.p.A cercherà in tutti i modi di evitare la pubblicazione di informazioni erronee ed affermazioni che possano in alcun modo essere considerate lesive di diritti di terzi. Le informazioni riportate hanno solo uno scopo informativo, non sono da intendersi, interpretarsi o considerarsi in alcun modo come messaggio promozionale ovvero offerte di vendita o sollecitazioni a sottoscrivere, invito ad acquistare o vendere o come raccomandazione ad acquistare o collocare qualsiasi tipo di strumento finanziario, nè come giudizi da parte del Gruppo Deutsche Bank S.p.A. sull’opportunità dell’investimento in alcuno dei prodotti illustrati, o ricerca in materia di investimenti, né tantomeno costituiscono una raccomandazione ad eseguire alcun tipo di operazione. Quanto ad eventuali richiami di natura fiscale qui contenuti, va rilevato che i livelli e le basi di tassazione a cui fanno riferimento gli articoli pubblicati sono suscettibili di cambiamenti rispetto alla data di pubblicazione e possono incidere sul valore dell’investimento; il Gruppo Deutsche Bank S.p.A. non ha l'obbligo di mantenere aggiornate queste informazioni, né tantomeno di aggiornarle. La distribuzione di questo documento in altre giurisdizioni può essere soggetta a restrizioni e pertanto le persone alle quali dovesse pervenire tale documento si dovranno informare sull’esistenza di tali restrizioni ed osservarle. Ulteriori informazioni sono disponibili su richiesta.
Bill Viola The Quintet of the Silent, 2000
Color video on flat panel display mounted on wall, 72,4x120,7x10,2 cm
16:28 minutes
Performers: Chris Grove, David Hernandez, John Malpede, Dan Gerrity, Tom Fitzpatrick
Photo: Kira Perov © Bill Viola Studio
È in programma fino al 25 giugno presso le sale di Palazzo Reale a Milano la mostra “Bill Viola”, realizzata con l’attenta cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio: quindici capolavori che permettono di ripercorrere l’intera carriera artistica dell’autore di origini italo-americane, nato a New York nel 1951 e riconosciuto a livello internazionale come l’artista che, attraverso la sperimentazione della videoarte, ha realizzato opere considerate a tutti gli effetti dei capolavori dell’arte contemporanea.
Partendo dallo studio della musica elettronica, dalle potenzialità della performance art e dai film sperimentali, da oltre 40 anni Viola realizza infatti lavori che, attraverso un nuovo linguaggio artistico, si rivolgono costantemente alla vita, alla morte e al viaggio intermedio, richiamando alla mente la fragilità e la fugacità della natura umana.
I lavori presentati a Palazzo Reale di Milano si dispiegano in un percorso espositivo unico, in aperto dialogo con lo spazio, rileggendolo e riproponendolo da una prospettiva nuova, così come gli stessi video dell’artista vengono qui riletti e reinterpretati dalla dimensione spaziale che questi prendono. Un gioco di passati ricostruiti e futuri anticipati, di temporalità espanse, grazie all’opera particolare di Viola già concepita come un lavoro all’interno dell’immagine (il video in sé) ma anche esterno (il video come medium ibrido e come apertura al dialogo con lo spazio in cui è installato).
A differenza degli altri artisti della sua generazione, Bill Viola già dai primi anni Settanta inizia ad annullare il troppo tecnologismo sperimentale, tornando agli elementi di base della tecnologia video (il monitor e la telecamera) fino addirittura a superare il medium per arrivare allo studio degli elementi naturali di base che rendono possibile l’avvento di qualsiasi immagine come la luce, il tempo, lo spazio. Il video diventa così con Viola uno dei media a disposizione dell’arte contemporanea, un nuovo mezzo attraverso il cui linguaggio poter indagare una più profonda conoscenza dell’uomo e il suo rapporto con l’ambiente, le influenze della filosofia orientale e occidentale, l’importanza iconica del mondo naturale, e molte altre tematiche di interesse dell’artista. Un passaggio che fa capire quanto Viola, riletto oggi, possa essere una figura chiave non solo per la storia della videoarte, ma anche per la storia dell’arte più in generale, un artista attraverso cui poter comprendere gli ultimi quarant’anni di cultura visiva.
La mostra milanese offre ai visitatori un percorso in cui ritrovarsi a contemplare le profonde questioni che Bill esplora con immagini al rallentatore, in cui luce, colore e suono possono creare momenti di profonda introspezione. Una dimensione che emerge, ad esempio, nella serie dei suoi video “Passions” (opere di chiaro richiamo al Rinascimento italiano), che al rallentatore catturano ed estendono dettagli di emozioni umane impossibili da vedere in tempo reale, o in “Ocean Without a Shore” (2007), opera nata a Venezia nella chiesetta sconsacrata di San Gallo che descrive una soglia metaforica del momento di transizione in cui la vita diventa morte. Insieme a questi, anche l’incontro virtuale tra uomo e donna in “The Veiling” (1995); il diluvio improvviso e terrificante al centro di “The Raft” (maggio 2004), installazione che ricorda l’importanza della collaborazione umana per poter sopravvivere a catastrofi naturali o crisi inaspettate; la serie “Martyrs” (2014) con la coraggiosa lotta di quattro protagonisti nella morsa dei quattro elementi naturali, man mano che riescono ad accettare il loro inevitabile destino.
E ancora il video-dittico di proiezioni su lastre di granito nero “Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity” (2013) e opere, parte della serie “Tristan” (2005), che raffigurano l'intensità visiva e uditiva della trasfigurazione del fuoco e dell'acqua accanto a lavori raramente esposti in territorio italiano, come “The Quintet of the Silent” (2000).
Info:
“Bill Viola”
Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12
Orario: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 - 19.30; giovedì 10.00 - 22.30; lunedì chiuso
Ingresso: 15 euro intero (13 euro ridotto)
Informazioni: tel. 02 892 99 21
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