Il moderno Copperfield “made in USA” di Barbara Kingsolver

La fonte di ispirazione è chiara e dichiarata, per il romanzo di Barbara Kingsolver vincitore del Premio Pulitzer 2023. L’autrice apre infatti i ringraziamenti in coda al testo scrivendo: “Sono grata a Charles Dickens per avere scritto ‘David Copperfield’, l’appassionata critica allo Stato che non è in grado di provvedere ai suoi cittadini più fragili e ai dannosi effetti prodotti sull’infanzia da tale situazione. Quei problemi persistono ancora”.
E in effetti Demon Copperhead, il protagonista che dà anche nome al libro, è un autentico Copperfield in versione contemporanea, che come lui racconta in prima persona e che al posto della Londra ottocentesca si muove nel difficile scenario degli Appalachi Meridionali, nel Sud degli Stati Uniti. Orfano di padre da prima della nascita, una madre diciottenne dipendente da droga e alcol, Demon attraversa drammaticamente un’infanzia e una giovinezza in cui si trova ad affrontare violenze familiari, affidi disumani, lavoro minorile, scuole fatiscenti e - dopo un breve intervallo di gloria sportiva - la discesa negli abissi della dipendenza. Il tutto armato solo di un fisico atletico, una chioma di capelli rossi, un’intelligenza pronta e una buona dose di umorismo, oltre a un evidente talento per il disegno, che esprime inventando con la sua penna supereroi fuori dagli schemi.

Una storia appassionante che è al tempo stesso romanzo di formazione e critica sociale, capace di raccontare in modo vivido e toccante temi come l'epidemia di oppiodi (vera e propria emergenza sanitaria pubblica che fra la fine degli anni Novanta e il 2022 ha provocato negli USA quasi un milione di overdosi letali, in buona parte da oppioidi legali come farmaci ad azione analgesica) o come l’inefficienza e l'indifferenza dei servizi sociali. Ma a rendere memorabile questo romanzo è soprattutto il ritratto del protagonista, acuto e ironico, coraggioso e goffo, resistente e sensibile: una figura memorabile, che rende questo romanzo - come lo ha definito il The Washington Post - “la storia di un ragazzo che nessuno vuole, ma che i lettori adoreranno”.

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