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db Premium Magazine March 7, 2024

Il mondo visto da Martin Parr

In mostra a Milano “Short & Sweet”, rassegna del celebre fotografo britannico dallo sguardo ironico e disincantato.

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Martin Parr, “La torre pendente”, Italia, Pisa, 1990 - Da “Small World” © Martin Parr/Magnum Photos

Fino al prossimo 30 giugno 2024 presso il MUDEC di Milano è possibile visitare la mostra dal titolo “Short & Sweet” di Martin Parr: un progetto espositivo curato direttamente dall’autore insieme a Magnum Photos.

Parr (classe 1952) è senz’altro uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati e riconosciuti del nostro tempo. Il suo sguardo immediatamente riconoscibile è una vera e propria lente di ingrandimento a colori vivaci, che crea storie partendo dalla realtà, che cattura momenti autentici e spesso eccentrici della vita quotidiana cogliendo l'essenza di un luogo o di una situazione attraverso la ricerca del dettaglio perfetto, che offre una prospettiva unica e spesso provocatoria della società contemporanea.

La mostra è composta da oltre 60 fotografie selezionate dall’autore insieme all’installazione Common Sense, costituita da circa 200 scatti, e un’intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta.

Attraverso un percorso dentro i progetti più noti, l’inedito stile documentario che da oltre cinquant’anni caratterizza il linguaggio del fotografo inglese diventa cartina al tornasole per osservare la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie: quelle che appartengono al mondo occidentale, in particolare europeo, attraverso una cronaca fotografica tagliente, senza filtri e fuori dalla retorica, a volte raccontata con pungente sarcasmo, più spesso presentata con ironia e umorismo. Immagini che catturano momenti comici o inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana di tutti noi.

Il percorso espositivo si apre in bianco e nero, con le immagini della serie “The Non-Conformists” (dal nome delle cappelle metodiste e battiste diffuse nelle le periferie dello Yorkshire), scattate dal 1975 al 1980 da un giovane e ispirato Parr appena uscito dalla scuola d’arte, per proseguire con il suo ultimo progetto in bianco e nero, “Bad Weather”, realizzato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, e incentrato sull’ossessione tutta britannica per il tempo atmosferico.

Si continua poi con il primo lavoro a colori di Parr, probabilmente il più famoso:, “The Last Resort" (1982-85), reportage amaramente ironico realizzato sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool, in un periodo di profondo declino economico; è questo il primo esempio di racconto fotografico spietato e lucido sulla fine di un mondo (quello operaio) e dei suoi valori, nonché sull'avvento di una nuova concezione consumistica della vita e la decadenza della società del benessere e del consumo.
Sullo stesso registro si mantiene l’installazione “Common Sense”: oltre 200 fotografie in formato A3, selezionate tra le 350 esposte nella mostra omonima del 1999; immagini che offrono uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco, soprattutto occidentale ed europea: soggetti legati spesso al cattivo gusto e alla volgarità contemporanea, che Parr coglie con un cinismo di fondo e un sarcasmo senza precedenti.

La successiva serie “Small World” (1989 – 2008) riguarda il tema del turismo di massa e mostra la volontà di Parr di condurre lo spettatore in molti tra i siti più frequentati e famosi, mostrando la differenza tra la mitologia idealizzata del luogo e la realtà depredata dall’“uso” che il turista fa del luogo stesso. Insieme al turismo c’è poi il tema del ballo: secondo Parr, a parte la fotografia, la danza è probabilmente la forma di espressione più democratica, e con la serie “Everybody Dance Now” (1986 -2018) mostra i risultati di una ricerca nella quale, da San Paolo in Brasile alle isole scozzesi, ha fotografato per oltre trent’anni svariati tipi di ballo, ballerini, lezioni di aerobica, feste e danze rituali in ogni parte del mondo.

Con la serie recente “Establishment” (2010 – 2016) Martin Parr torna poi al suo grande progetto di fotografare l’establishment britannico, le élite che governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ciò che è ovvio, reinventando i cliché dell'“inglese”, trasformandoli in rivelazioni provocatorie. La mostra continua con un soggetto con cui Parr si è sempre confrontato: la spiaggia, con la serie “Life’s a Beach” (2013) che mostra scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo, in un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito - per concludersi infine con la serie “Fashion” che raccoglie immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in occasione di sfilate, insistendo sempre sull’approccio spiritoso e satirico che costituisce uno dei suoi inconfondibili marchi di fabbrica.


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