CIO View February 6, 2024

Opportunità in vista nel 2024 grazie alla ripresa dei consumi

CIO Special | Autori: Lorenz Vignold-Majal - Investment Strategist, Patrick Kellenberger - Investment Strategist, Andreas Umsonst - Investment Officer EMEA

CIO-Special-Opportunita-in-vista-nel-2024

01 Crescita debole, ma…

Le attese di crescita in Europa e negli Stati Uniti sono contenute nel 2024. Tuttavia, il calo dell’inflazione dovrebbe aiutare l’Eurozona a registrare una crescita modesta dello 0,7% nell’anno in corso. Negli Stati Uniti, dopo una prima metà dell’anno debole, ci aspettiamo una leggera ripresa dell’economia nell’ultima parte del 2024.

La crescita limitata è frutto della politica monetaria volta a ridurre ulteriormente l’inflazione. In tal senso, la riduzione dei prezzi al consumo conseguente a tali manovre sarà uno sviluppo importante per la dinamica dei consumi privati, dal momento che una minor inflazione implica dei tagli dei tassi di interesse più vicini nel tempo.

Sebbene il rallentamento dell'economia possa avere ripercussioni sul mercato del lavoro, ci risulta poco plausibile che si verifichino parecchi licenziamenti. Piuttosto, è probabile che molte aziende abbiano imparato dagli anni della pandemia ed eviteranno di fare tagli all’occupazione su larga scala, in modo da avere a disposizione sufficienti lavoratori qualificati quando l'economia ripartirà. Dopo la pandemia, infatti, sono state evidenti le difficoltà delle aziende nel riassumere la manodopera licenziata durante la pandemia una volta ripartita la crescita economica. Tali prospettive occupazionali favorevoli dovrebbero sostenere il sentiment dei consumatori per il resto dell'anno, il quale dovrebbe essere probabilmente rafforzato da un'ulteriore ripresa dei redditi reali dovuta agli aumenti dei salari contestuali ad un calo dell'inflazione.

Sulla base di questo contesto suggeriamo un approccio agli investimenti diversificato. Vediamo opportunità all’interno dei segmenti ciclici dei beni di consumo sebbene con alcuni accorgimenti in base all’area geografica. Al contrario, identifichiamo meno opportunità di rendimento per le azioni dei beni di consumo di prima necessità. 

02 La situazione dei consumatori

Nel corso degli ultimi anni i consumi privati degli statunitensi sono stati eccezionalmente solidi sebbene l’inflazione sia stata elevata. Buona parte degli osservatori ha attribuito questa resilienza in particolar modo alla possibilità da parte delle famiglie di attingere a quei risparmi in eccesso accumulati durante gli anni della pandemia.

Da una parte, questi risparmi sono stati accumulati grazie alle misure statali a supporto delle famiglie, tra cui gli assegni governativi relativamente elevati e la sospensione della moratoria sui prestiti agli studenti. Le condizioni finanziarie per le famiglie inoltre avevano subito un allentamento significativo a seguito del calo dei tassi e i prestiti sono stati rifinanziati a tassi più convenienti.

Al tempo stesso, durante la pandemia i consumi erano limitati, pertanto, i tassi di risparmio delle famiglie sono aumentati di parecchio. Al loro picco, i risparmi dei consumatori statunitensi ammontavano al 30% dei redditi netti, un numero superiore a oltre tre volte quanto osservato nei tre anni precedenti la pandemia. Gli economisti fanno riferimento a questa differenza tra i risparmi accumulati durante la pandemia e quelli, teorici, che sarebbero stati osservati in base al trend di lungo periodo dei risparmi con il termine di «risparmi in eccesso».

La riduzione dei risparmi delle famiglie subito dopo la pandemia ha prodotto un rapido recupero dell’economia, evidente nelle sue prime fasi nei beni di consumo e che successivamente si è trasferito, e lo sta facendo tuttora, nel settore dei servizi, molto più colpito dallo scoppio della pandemia. Tale dinamica ha contribuito almeno in parte all’aumento dell’inflazione che ancora oggi sta pesando sui bilanci delle famiglie.

Per prevedere quanto possa ancora perdurare l’impatto di tali risparmi in eccesso sui consumi, gli economisti stanno tentando di stimare quanti di questi risparmi in eccesso siano effettivamente avanzati. Sfortunatamente le loro stime sono molto variabili. Questa variabilità dipende soprattutto dalle assunzioni sul tasso di risparmio storico: più basso risulta quest’ultimo, maggiore sono i risparmi in eccesso e viceversa (Figura 2 e Figura 11). Alcuni analisti stimano che questi risparmi in eccesso siano già esauriti, altri indicano invece che le famiglie statunitensi abbiano ancora a disposizione oltre un USD 1 trillione sui propri conti correnti.

Noi crediamo sia lecito ipotizzare che da qui in avanti il supporto derivante da questi risparmi aggiuntivi sia destinato a venire meno. Di conseguenza, assumeranno maggior rilevanza altri fattori quali il mercato del lavoro e la dinamica dei tassi di interesse.

L’importanza della variazione nei tassi di interesse è legata al fatto che i consumatori che hanno esaurito i propri risparmi in eccesso attingano ad altre risorse finanziarie, tra cui i presiti (incluse le carte di credito), per finanziare i consumi. Questi consumatori, dopo le manovre della Fed, stanno pagando tassi di interesse elevati e sono soggetti a degli standard creditizi stringenti. Questi fattori lasciano intendere minori consumi nel medio termine, soprattutto se si tiene in considerazione la fine della moratoria sui prestiti studenteschi. 

Ciò nonostante, nel complesso, la famiglie statunitensi dispongono ancora di buoni bilanci ed evidenziano pochi segnali a supporto di un’imminente difficoltà. I consumatori in ritardo sui pagamenti dei propri debiti sono ancora pochi e al di sotto dei livelli pre-pandemia. Questo fenomeno è vero soprattutto sui mutui. Tuttavia, di recente si è registrato un modesto incremento dei pagamenti in ritardo sulle carte di credito e per i finanziamenti per l’acquisto di auto.

Una ragione sottostante la buona situazione dei consumatori riguarda la crescita dei redditi reali che sta recuperando forza. A novembre, i redditi reali segnavano un incremento del 4% rispetto all’anno precedente e i dati più recenti lo hanno confermato.

Stando all’ultima indagine condotta dall’Università del Michigan, l’indice di fiducia dei consumatori americani è cresciuto da 69,7 a dicembre a 78,8 a gennaio grazie ad un calo dell’inflazione, raggiungendo così il livello più alto da luglio 2021. A novembre, la spesa reale (ossia corretta per l’inflazione) è cresciuta di quasi il 3%. I dati nominali di dicembre, che sono già disponibili, non hanno evidenziato alcun rallentamento. Il fatto che i prezzi dell’immobiliare in molte regioni degli Stati Uniti abbiano raggiunto i minimi, e in alcuni casi si stiano addirittura muovendo al rialzo, unito a dei nuovi massimi sul mercato azionario sono senza dubbio fattori positivi per lo stato di salute dell’economia. Entrambe le dinamiche, infatti, hanno assicurato un ritorno alla crescita della ricchezza delle famiglie.

Nell’ultimo trimestre del 2023 l’economia statunitense è cresciuta ad un tasso annualizzato del 3,3%. Tra gli elementi che hanno contribuito a questo numero vi è stato senza dubbio l’aumento della spesa per consumi il cui tasso di crescita annualizzato si è attestato al 2,8%. Il trend positivo di crescita dei redditi reali dovrebbe proseguire anche nel 2024 secondo le previsioni degli analisti, i quali stimano un ulteriore aumento del 3%. Dal nostro punto di vista ci sembra un numero ragionevole. Infine, sebbene prevediamo che il mercato del lavoro dia segnali di allentamento a seguito della politica monetaria restrittiva, non ci aspettiamo un rapido incremento della disoccupazione.

Le conseguenze negative degli aumenti dei tassi di interesse sul mercato del lavoro, che hanno diminuito la domanda di lavoro delle aziende, si è riflesso nel rapporto tra il numero di posizioni vacanti e il numero di coloro che sono in cerca di lavoro. Durante l’estate del 2022 vi erano due posizioni vacanti per ogni disoccupato, ma oggi tale rapporto è sceso a 1,4, poco sopra il dato antecedente la pandemia (1,2).

Questo processo di normalizzazione è destinato a proseguire anche nel 2024 e a nostro giudizio la disoccupazione registrerà un incremento, anche se modesto. Le aziende, infatti, cominceranno bloccare la pubblicazione di nuovi posti di lavoro e a licenziare personale. Il tasso di disoccupazione potrebbe salire dal minimo del 3,7% su cui staziona ora.

Tuttavia, i fattori strutturali tra cui la mancanza di lavoratori qualificati, causata in parte dall’uscita dal mondo del lavoro dei «baby boomers», dovrebbero assicurare una crescita dei salari robusta nonostante la salita del tasso di disoccupazione. Con l’inflazione destinata a calare, la crescita dei salari reali rimarrà positiva.

Nel complesso, gli elementi finora riportati dipingono un quadro contrastante per i consumi statunitensi. L’ammontare di risparmi in diminuzione e i tassi di interesse elevati sono fattori negativi – soprattutto per i consumatori appartenenti alle classi meno abbienti. Al tempo stesso, tuttavia, il contesto strutturale di fondo del mercato del lavoro dovrebbe essere positivo e permettere una crescita moderata dei salari reali. L’assenza di segnali di debolezza nel mercato del lavoro tipici dell’andamento del ciclo economico ci permette di concludere che vediamo più luci che ombre e ci attendiamo che i consumi negli Stati Uniti rimangano buoni e supportino l’economia.

Crediamo che la medesima tesi sia valida per l’Eurozona, dove il mercato del lavoro finora ha sorpreso tutte le aspettative.

Grazie alle dinamiche strutturali sottostanti, il tasso di disoccupazione a novembre 2023 è sceso ad un nuovo minimo storico del 6,4% nonostante l’attività economica sia risultata stagnante. Un fattore esplicativo di questa dinamica in apparenza contrastante è riconducibile al fatto che la debolezza dell’economia dell’Eurozona è dipesa soprattutto dalla fragilità del settore manifatturiero. Quello dei servizi, che richiede maggior utilizzo di manodopera, è stato più resiliente, pertanto l’impatto sull’occupazione complessiva è stato modesto.

Nonostante la proporzione di posti vacanti sia scesa leggermente di recente, questa si attesta ancora ad un massimo storico del 2,9%. Di conseguenza prevediamo che la crescita dei salari dell’Eurozona per la prima volta dalla pandemia superi il tasso di inflazione nel corso del 2024.

Alcuni segnali sono già visibili: in Germania e in Spagna la crescita reali dei salari è positiva.

Questo elemento dovrebbe supportare i consumi, i quali hanno ancora spazio per crescere. In molti Paesi dell’Area Euro le vendite al dettaglio «reali» – ossia corrette per l’inflazione – si trovano ancora al di sotto dei livelli del 2019. Inoltre, la discesa dell’inflazione sta avendo un impatto positivo sulla fiducia dei consumatori che, al tempo stesso, continua ad essere appesantita dal contesto macroeconomico poco brillante e degli standard creditizi elevati. Ma questi ultimi due elementi dovrebbero migliorare nel corso dell’anno. Il contesto tutto sommato favorevole del mercato del lavoro è evidente anche in Eurozona: la percezione dei cittadini relativa al rischio di perdere il lavoro nel breve termine è valutata come «moderata». Queste aspettative giocano un ruolo importante nei consumi, specialmente quando si tratta di acquisti importanti.

Ci attendiamo che il tasso di disoccupazione salga al 6,5% nel 2024. L’andamento dei salari è una variabile importante per le decisioni di politica monetaria della BCE, secondo cui un eccessivo aumento delle pressioni salariali potrebbe innescare effetti indiretti sull’inflazione causandone una nuova risalita. Se così fosse, le aspettative sui tagli dei tassi della BCE dovrebbero essere riviste più in là nel tempo.

La ripresa dei consumi, pertanto, potrebbe essere inizialmente debole per poi accelerare nel corso del 2024 quando l’inflazione sarà scesa ulteriormente, la crescita dei salari reali si rifletterà sulle spese, la BCE comincerà a tagliare i tassi di interesse e le aspettative di crescita diventeranno più chiare. Le nostre previsioni si muovono esattamente in questa direzione.

Buona parte delle nostre aspettative di crescita economica dipendono dall’Asia. Dopo una forte ripresa nella prima metà del 2023, l’economia cinese ha registrato una crescita del 5,2% nell’ultimo trimestre dell’anno. Il mercato immobiliare residenziale è stato un chiaro elemento di rallentamento alla crescita nell’ultimo trimestre dell’anno passato e lo sarà anche nel medio termine pesando sul sentimement. Molti cinesi investono i propri risparmi nel settore immobiliare e il calo dei prezzi degli immobili indebolisce la posizione finanziarie di molte famiglie.

Non sorprende, di conseguenza, che le famiglie cinesi stiano consumando poco. I tassi di inflazione confermano il quadro, con l’indice dei prezzi al consumo di dicembre sceso dello 0,3%.

Ma il governo ha risposto con ulteriori misure di supporto. Oltre alla riduzione dei coefficienti di riserva per le banche introdotta dalla banca centrale cinese, il governo ha varato specifiche misure per supportare il mercato immobiliare residenziale.

Se questo dovesse muoversi in maniera favorevole, la fiducia dei consumatori ritornerà. Anche il miglioramento nelle dinamiche di spesa che prevediamo per gli Stati Uniti e per l’Eurozona dovrebbe essere di supporto all’economia cinese. La domanda estera di manufatti elettronici dovrebbe incrementare, andando a beneficio delle società locali che producono i semiconduttori. Un fenomeno che a sua volta dovrebbe stimolare i consumi interni.

Anche se la Cina sta ancora affrontando parecchie difficolta, l’Asia rappresenta il motore della crescita globale. Oltre alla Cina, l’India, secondo le nostre previsioni, dovrebbe crescere ad un ritmo superiore al 6% nei prossimi anni e l’Indonesia intorno al 5%. Il benessere delle famiglie asiatiche sta migliorando e dovrebbe portare ad una maggiore domanda di beni di consumo nel corso degli anni futuri. 

03 Beni di prima necessità: poco convincenti

Per il settore dei beni di consumo di prima necessità, il 2023 è stato un anno difficile. All’interno dell’indice S&P 500, i titoli appartenenti al settore hanno a malapena superato la soglia dello 0% grazie ai dividendi. In dollari, l’indice settoriale ha registrato una perdita del 2% in termini di prezzo; con i dividendi è arrivato ad un misero guadagno dello 0,5%. In Europa ha fatto addirittura peggio: l’indice dei beni di prima necessità all’interno dello STOXX 600 ha perso il 4,5% senza dividendi e l’1,5% includendo anche quest’ultimi (rendimenti in euro).

Il settore ha sottoperformato, anche se ha goduto della sua tradizionale caratteristica difensiva e ha aumentato i propri utili nonostante il rallentamento della crescita globale. Negli Stati Uniti, il settore dovrebbe aver registrato una crescita degli utili per azione (EPS) superiore alla media del 2%, mentre in Europa gli analisti prevedono una crescita degli EPS minima rispetto al 2022, inferiore all’1%.

La sottoperformance, a nostro giudizio, è attribuibile a diversi fattori. Tuttavia, il principale elemento è stato l’aumento dei tassi di interesse nei mercati dei capitali che ha reso le obbligazioni una valida alternativa ai mercati azionari.

Molti investitori che negli anni passati avevano investito nei titoli del settore dei beni di prima necessità a causa dei tassi di interesse negativi che di fatto avevano annullato le opportunità sul mercato obbligazionario – le azioni appartenenti a questo settore, infatti, pagano solitamente dei dividendi e hanno minor volatilità nei propri prezzi – hanno approfittato del movimento al rialzo dei rendimenti globali per rientrare nel mercato obbligazionario. Negli ultimi anni questa dinamica si è riflessa in un andamento piuttosto sincronizzato tra la performance del settore e i prezzi delle obbligazioni governative (Figura 8).

Nonostante alcuni operatori continueranno ad investire nei titoli del settore, in scia ad un rallentamento della crescita economica, crediamo che i tassi di interesse continueranno a rappresentare un vento contrario per tali titoli. Questo perché prevediamo che i rendimenti obbligazionari rimarranno elevati anche nel 2024 rappresentando una valida alternativa per gli investitori alla ricerca di flussi di cassa.

Un ulteriore fattore che potrebbe frenare i corsi azionari del settore è l’attuale dibattito sul possibile impatto dei nuovi farmaci anti-obesità sulla domanda dei vari beni di prima necessità. Alcuni esperti, infatti, prevedono conseguenze significative nel lungo termine. Sebbene riteniamo che l'impatto di questi farmaci sia probabilmente limitato, quanto meno nel breve periodo vista la diffusione ancora limitata, gli operatori di mercato potrebbero già iniziare a richiedere un premio al rischio più elevato per i titoli delle società che producono alimenti e bevande, i quali costituiscono una parte importante del settore dei beni di prima necessità. I nostri analisti hanno condotto una ricerca sull'impatto di questi farmaci sul comportamento dei consumatori statunitensi e sulla base delle risultanze sono stati in grado di individuare le prime indicazioni in merito a quali prodotti alimentari potrebbero essere soggetti a cambiamenti (Figura 5).

Tuttavia, il calo dell'inflazione che prevediamo, che dovrebbe avere un impatto positivo sui consumi nel loro complesso, per il settore dei beni di prima necessità non porterà soltanto benefici. Infatti, è probabile che per le aziende diventi sempre più difficile trasferire i costi sui clienti rispetto a quanto fatto negli anni passati quando i prezzi aumentavano quasi ovunque e i consumatori erano complessivamente meno sensibili ai prezzi. Questo effetto è osservabile, ad esempio, nel settore alimentare dove il tasso di inflazione sta già scendendo rapidamente e addirittura in alcuni Paesi è già negativo rispetto all’anno precedente, per cui i prezzi si trovano su livelli più bassi rispetto all’anno scorso.

Gli analisti, per le società del settore, prevedono un aumento degli utili per azione del 5-6% sia negli Stati Uniti che in Europa. Sebbene si tratti di un tasso di crescita florido, non crediamo che questo possa innescare un rally nei titoli azionari. Al contrario, è probabile che gli investitori preferiscano investire nelle azioni di società che hanno dimostrato di saper realizzare buoni utili anche in un contesto macroeconomico caratterizzato da bassa crescita come quello che prevediamo. Queste aziende possono essere trovate, ad esempio, tra i titoli del settore dei beni discrezionali, oggetto di analisi del prossimo paragrafo.

In conclusione, per i titoli del settore dei beni di prima necessità vediamo un rialzo limitato, nonostante le valutazioni siano al di sotto delle medie storiche in Europa e negli Stati Uniti. Sulla base degli utili attesi per i prossimi 12


mesi, in Europa il settore scambia in media ad un rapporto tra prezzo e utili (P/E) di 16,3x, il 14% inferiore rispetto alla media degli ultimi 10 anni, mentre negli Stati Uniti tale metrica valutativa si attesta a 19x, soltanto il 3% al di sotto della media degli ultimi 10 anni. Negli Stati Uniti, la valutazione relativamente elevata dipende dal sotto-settore dei generi alimentari che al momento scambia ad un P/E di 23,1x (20% al di sopra della relativa media decennale).

04 Beni di consumo discrezionali: buone prospettive

A differenza dei beni di prima necessità, il settore dei beni di consumo discrezionali ha registrato una performance decisamente migliore nel corso del 2023. I relativi titoli dell’indice europeo STOXX 600 e di quello statunitense S&P 500 statunitense l’anno scorso hanno ottenuto rendimenti rispettivamente del 22% e del 38%, superando il mercato generale del 5% e del 4%. Riteniamo che la forza del settore possa continuare anche nel 2024. In primo luogo, i fattori sopra elencati sono elementi costruttivi: calo dell'inflazione, mercato del lavoro solido e incrementi dei salari reali.

In secondo luogo, il settore dei beni di consumo discrezionali risente meno dell'aumento dei tassi di interesse. Da un lato, questa minore sensibilità è legata al fatto che questi titoli non presentano quei tratti tipicamente difensivi e a dividendo, pertanto hanno visto meno deflussi a favore delle obbligazioni durante la fase di bassi tassi di interesse. In aggiunta, molte società del settore sono altamente redditizie e dispongono di elevata liquidità, per cui l'aumento dei tassi d'interesse ha un impatto relativamente limitato su di esse.

Da un punto di vista storico, le valutazioni del settore sia per l’indice STOXX 600 che per l’indice S&P 500 sono sostanzialmente in linea con le loro medie decennali, con rapporti P/E, sulla base degli utili attesi nei prossimi 12 mesi, rispettivamente di 13x e 25x. Sebbene quest'ultimo valore per l’S&P 500 possa sembrare elevato, le società statunitensi dei beni di consumo discrezionali sono fortemente orientate al settore tecnologico e all'intelligenza artificiale, il che dovrebbe portare a una robusta crescita degli utili nel lungo periodo.

In Europa, invece, il settore offre un’opportunità di investimento più equilibrata. Il settore, infatti, è dominato per il 50% da società operanti nel segmento dei beni di lusso, un mercato in crescita e ad elevata marginalità. Questo segmento ha un'esposizione significativa al mercato cinese, che ha registrato una forte crescita nell'ultimo decennio ma che ultimamente ha visto un periodo di difficoltà. Tuttavia, in prospettiva, i dati più recenti provenienti dalla Cina hanno mostrato che la domanda di articoli di lusso è in netta ripresa. Le vendite di tali prodotti nella Cina continentale sono aumentate di circa il 12% nel 2023, superando i 50 miliardi di euro. Sebbene si tratti di un 15% in meno rispetto al 2021, è probabile che la crescita continui nei prossimi anni. Entro il 2030, la quota cinese del mercato globale dei beni di lusso dovrebbe passare dall'attuale 16% circa a oltre il 20%. Questa dinamica di lungo termine dovrebbe sostenere le azioni dei produttori europei dei beni di lusso. Il resto del settore è composto prevalentemente da società automobilistiche (20%), anche se non mancano società di vendita al dettaglio, dei media e dei viaggi e tempo libero.

Secondo le stime degli analisti, quest’anno gli utili del settore dei beni di consumo discrezionali dovrebbero aumentare del 3% in Europa e del 12% negli Stati Uniti, mentre per l’anno prossimo la crescita attesa è rispettivamente del 10% e del 17%. Se l'economia globale e i consumatori dovessero dimostrarsi ancora resilienti le cifre potrebbero addirittura essere riviste al rialzo.

Per gli investitori che desiderano beneficiare delle prospettive del settore dei consumi, consigliamo quindi di privilegiare quello dei consumi discrezionali rispetto a quello dei beni di prima necessità. Le prospettive relativamente buone del settore dei consumi sono in linea con le nostre previsioni macroeconomiche, che prevedono un'accelerazione del momentum economico in Europa e negli Stati Uniti, soprattutto nella seconda metà dell'anno.

05 Conclusioni

La crescita del PIL negli Stati Uniti e in Europa dovrebbe registrare un rallentamento nei prossimi mesi, in virtù delle politiche monetarie adottate dalle Banche Centrali per far rientrate l’inflazione su livelli più contenuti. Tuttavia, vale comunque la pena guardare al settore dei consumi dal punto di vista di un investitore. Rispetto ad un tradizionale ciclo economico, oggi è possibile parlare di un'imminente ripresa dei consumi da parte delle famiglie. A causa di fattori demografici, infatti, è probabile che il mercato del lavoro si deteriori meno che in un normale ciclo economico. Le aziende si stanno astenendo dal licenziare personale in maniera significativa perché temono che, in un’eventuale fase di recupero, i dipendenti licenziati oggi saranno più difficili da trovare in futuro.

I consumatori, inoltre, hanno ancora un notevole livello di risparmi derivanti dalla pandemia. Questi risparmi erano e sono tuttora una delle ragioni per cui i tassi di crescita economica recentemente sono stati così elevati, soprattutto negli Stati Uniti.

In Europa, dove i redditi reali delle famiglie hanno inizialmente risentito parecchio dell'aumento dei prezzi dell'energia a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, ora si sta assistendo ad una evidente seppur lenta ripresa. A causa della maggiore diffusione dei contratti collettivi rispetto agli Stati Uniti, i salari in Europa stanno aumentando ma con un leggero ritardo rispetto alle dinamica d’oltreoceano. La situazione demografica del mercato del lavoro europeo è simile a quella degli Stati Uniti, pertanto, anche in Europa i redditi reali, e quindi i consumi delle famiglie, dovrebbero riprendersi nel corso dell'anno.

Infine, la crescita relativamente forte dell'Asia e l’aumento del benessere delle famiglie asiatiche dovrebbero avere un impatto positivo sul settore. I beni di lusso godono già di uno status importante in alcune parti dell'Asia ma con la diffusione della prosperità tra i Paesi dell’area anche il settore turistico dovrebbe essere in grado di cogliere i benefici di una classe media asiatica in rapido avanzamento.

Per concludere, vediamo interessanti opportunità di investimento sul mercato azionario, in particolare nel settore dei consumi discrezionali. Da un lato, le valutazioni basate sugli utili attesi per i prossimi 12 mesi sono in linea alle medie storiche per cui non giudichiamo il settore sopravvalutato.

Al tempo stesso, il settore offre un’esposizione ampia e diversificata: mentre i titoli statunitensi sono fortemente concentrati su temi interessanti per il lungo termine come l'intelligenza artificiale e la tecnologia, i titoli europei offrono un’opportunità soprattutto nel segmento dei beni di lusso ad elevata marginalità, nonché nei settori automobilistico e turistico. Con le Banche Centrali che dovrebbero iniziare a tagliare i tassi d'interesse a metà del 2024 e con il calo dell'inflazione e il conseguente stimolo sui redditi reali che le famiglie statunitensi ed europee sperimenteranno, è probabile che anche la spesa per consumi si riprenda. Le azioni del settore dei beni di consumo discrezionali dovrebbero beneficiare di questa dinamica.

Key takeaways

  • Nonostante il contesto macroeconomico debole, negli Stati Uniti e in Europa i consumi stanno resistendo relativamente bene. Le ragioni sono da ricondurre al risparmio, ad un livello di occupazione ancora elevato, ad una lenta risalita dei redditi reali, al calo dell'inflazione e alla prospettiva di una riduzione dei tassi di interesse nel 2024.
  • Le stime sul risparmio residuo derivante dagli anni della pandemia sono molto variabili, pertanto vanno considerate con cautela. I consumi sono tornati al proprio trend negli Stati Uniti, ma non in Europa. Gli aumenti dei salari reali e le migliori prospettive di crescita economica dovrebbero trainare anche la ripresa europea.
  • I titoli europei e statunitensi del settore dei consumi discrezionali hanno sovraperformato il resto del mercato nel 2023: i titoli del settore erano arrivati a scontare una recessione ma le economie si sono rivelate resilienti. I prossimi sviluppi del settore dipenderanno in larga misura dalla situazione futura delle famiglie in Europa e negli Stati Uniti, nonché dalla crescita in Asia.